ROMA - Nuovo record assoluto per il petrolio, che ha ormai sfondato quota 72 dollari: a Londra il brent è stato scambiato infatti a 72,04 dollari il barile, 58 centesimi in più rispetto alla chiusura di ieri.
Massimo storico anche a New York, dove il greggio ha toccato i 70,86 dollari, un centesimo oltre il record raggiunto a fine agosto dell'anno scorso.
A pesare sulla corsa ormai inarrestabile del prezzo del greggio sono, secondo gli analisti, diversi fattori: l'escalation di tensioni fra Occidente ed Iran sul programma nucleare intrapreso da Teheran; l'acuirsi delle tensioni in Nigeria; i timori che le scorte statunitensi siano insufficienti a fronteggiare la domanda estiva. Ma naturalmente sullo sfondo resta il dubbio di dinamiche speculative.
L'OPEC
Intanto l'Opec - pur ammettendo un prezzo troppo alto - sembra avere le mani legate: sta già pompando al massimo e non puٍ mettere sul mercato quantità aggiuntive. Il Cartello manterrà con ogni probabilità - ha assicurato il ministro del petrolio del Qatar, Abdullah al-Attiyah - gli attuali livelli per tutto il 2006, cercando cosى di non gonfiare ulteriormente le quotazioni del greggio. "Credo che i prezzi siano oggi troppo alti - ha detto - ma non c'é nulla che possiamo fare. Stiamo già producendo al massimo e, con la domanda a questi livelli, credo che manterremo le attuali condizioni per tutto l'anno".
LE TENSIONI GEOPOLITICHE
Gli analisti puntano il dito soprattutto sulle tensioni geopolitiche in Iran e sull'escalation di violenza in Nigeria per spiegare il caro-greggio. "La situazione iraniana non sta migliorando. Il prodotto interno lordo cinese sta crescendo ad un ritmo del 10% e quindi la domanda di greggio si mantiene elevata", ha spiegato Michael Fitzpatrick, analista della Fimat Usa, sottolineando che le dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad continuano ad accrescere i timori che la situazioni in Medio Oriente possa peggiorare. "Ha offerto 50 milioni di dollari ad Hamas", ha aggiunto. Secondo Nauman Barakat, analista della Macquarie, oltre all'Iran ed alla Nigeria, la causa del caro-greggio va cercata anche nell'andamento delle scorte americane, anche per l'entrata in vigore di nuove norme. Il rialzo delle ultime settimane sembra destinato a non rientrare nel breve termine, visto che le tensioni geopolitiche con Teheran non appaiono di facile soluzione. Ad alimentare la corsa è soprattutto il timore che l'Iran, quarto produttore al mondo di greggio, decida di ridurre le proprie esportazioni per sfidare l'Occidente. ansa