Un funzionario delle Guardie della Rivoluzione: «Siamo pronti a colpire obiettivi sensibili americani e britannici»
di FULVIO CALIGIURI TEHERAN — Teheran sta intensificando gli sforzi per ottenere illegalmente tecnologia militare negli Stati Uniti mentre sale la tensione internazionale sul programma nucleare iraniano.
Lo scrive il Washington Post, aggiungendo che vi è preoccupazione per un possibile attacco iraniano contro truppe americane o alleate in Iraq, se gli Stati uniti condurranno un'operazione militare contro impianti nucleari iraniani. Un intero battaglione di volontari pronti ad azioni suicide contro obiettivi americani e britannici è stato intano formato in Iran, ha scritto il «Sunday Times». Funzionari iraniani affermano che i futuri kamikaze addestrati sono 40.000. L'Unità speciale degli aspiranti al martirio fa parte dei reparti d'élite delle Guardie della Rivoluzione. Il mese scorso ha partecipato per la prima volta a una parata militare: i suoi membri indossavano un'uniforme verde oliva con una cintura esplosiva e brandivano in mano un detonatore. «Siamo pronti a colpire obiettivi sensibili americani e britannici se verranno attaccati impianti nucleari iraniani», ha dichiarato in un discorso Hassan Abbasi, capo del Centro dottrinale di Studi strategici delle Guardie della rivoluzione, aggiungendo che 29 obiettivi sono già stati identificati. Alcuni «sono molto vicini» al confine iraniano in Iraq. I volontari che si presentano ai centri di reclutamento devono mostrare il certificato di nascita, dare prova della loro abilità e specificare se intendono immolarsi contro un obiettivo israeliano o uno americano in Iraq. Intanto l'Iran ha ribadito che non sospenderà le sue ricerche per l'arricchimento dell'uranio e ha ammonito i cinque membri permanenti dell'Onu (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia), oltre alla Germania a «non ripetere gli errori del passato», quando si riuniranno oggi a Mosca per decidere come procedere sul dossier iraniano. Il capo negoziatore della Repubblica islamica, Ali Larijani, citato ieri dall'agenzia ufficiale Irna, ha affermato che «uno di questi errori è stata la dichiarazione di Londra» emessa dal gruppo dei cosiddetti «5+1» il 30 gennaio scorso nella quale si annunciava la decisione di riferire il caso per informazione al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Questo organismo ha dato tempo all'Iran fino al 28 aprile per sospendere tutte le attività legate all'arricchimento, compresa la ricerca, ma Teheran ha detto che non accoglierà la richiesta. I «5+1», ha affermato Larijani, dovrebbero «creare un'atmosfera in cui la porta del dialogo costruttivo rimanga aperta», perché l'Iran è «pronto a raggiungere una soluzione saggia attraverso colloqui costruttivi». Il responsabile iraniano, che è a capo del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale, ha però ribadito il rifiuto ad accogliere l'invito del Consiglio di Sicurezza per la sospensione delle attività di ricerca: «Perché dovremmo sospenderle? Continueremo le nostre attività con pazienza», ha detto. La stessa affermazione è stata fatta dall'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, durante una visita in Kuwait, che come altri Paesi del Golfo è preoccupato per una possibile escalation militare della crisi. «Siamo sicuri - ha detto Rafsanjani - che gli americani non entreranno in un tale impiccio, ma se l'Iran sarà oggetto di un'aggressione (...) allora la guerra avrà le sue conseguenze». Conseguenze, ha aggiunto, che toccherebbero «non solo la Repubblica islamica, ma la regione e tutti». Per ultimo, l'Iran ha annunciato ieri di aver donato 50 milioni di dollari al governo palestinese guidato da Hamas per aiutarlo a far fronte alla grave crisi finanziaria dovuta alla sospensione degli aiuti diretti dell'Unione europea e degli Stati Uniti all'Autorità nazionale palestinese. «Il governo della Repubblica islamica invita tutti i paesi ad aiutare la nazione e il governo palestinesi e rende noto di aver assegnato 50 milioni di dollari agli aiuti destinati al governo e al popolo palestinesi», ha dichiarato il ministro degli esteri Manuchehr Mottaki. E dopo l'Iran anche il Qatar: il governo di Doha ha annunciato lo stanziamento di aiuti per 50 milioni di dollari (identica cifra) destinati al governo palestinese guidato da Hamas, rimasto a corto di finanziamenti dopo il boicottaggio degli Stati Uniti e dell'Unione Europea.
Noruz. Il Capodanno persiano. Il 21 marzo, primo giorno di Primavera, e` iniziato l’anno iraniano numero 1385. La simbologia e le questioni interculturali legate al calendario persiano.
La Persia è da sempre un Paese con una fortissima identità culturale. Una delle forme con cui si manifesta questa identità nazionale millenaria è il calendario ed in particolare le festività popolari cariche di simbologie antiche che contraddistinguono il capodanno: il 21 marzo. Sul calendario astronomico iraniano Buon Giorno Teheran ha già pubblicato lo scorso anno un articolo di Giuseppe Piccinotti (vedi BGT n.14). Quest'anno, nell'augurare a tutti i lettori un felice anno nuovo, BGT vuole sottolineare su due aspetti: la simbologia del Noruz ed i piccoli problemini interculturali per chi, come tutti noi, è chiamato ad utilizzare contemporaneamente due calendari diversi.
Come in Italia a Natale si fa il presepe e si addobba l'albero, così in Iran praticamente tutte le famiglie addobbano un
tavolo, che chiamano: 7 (Haft) Sin – le sette esse- con sette simboli del nuovo anno il cui nome in persiano inizia con la lettera esse (Sin, appunto). Il simbolo forse più appariscente sono tuttavia i pesciolini rossi (mahi ghermes), che non vengono peraltro contati tra i “sette”. Prima del capodanno tutti i negozi espongono delle vasche piene di pesciolini rossi in vendita e i pesciolini rossi compaiono sui cartelloni pubblicitari ed i disegni murali. Ogni mamma compra quindi al suo bambino un pesciolino da tenere sul tavolo apparecchiato con le sette “S” per il Noruz. Il pesciolino nell’acqua rappresenta la vita e la fluidita`.
Venendo ai 7 simboli, il piu` forte e` senza dubbio il sabseh, un piattino con dei verdissimi germogli di grano che intuitivamente rappresenta il risveglio della natura che arriva con la Primavera ed il nuovo anno. Vi sono poi il piattino con delle monete –come augurio di ricchezza per il nuovo anno- , frutta secca, mele, spezie ecc. Il numero delle cose che iniziano per S in verta` supera spesso il numero di 7, ma il 7 resta nel nome poiche` anche i numeri hanno una simbologia. Da ultimo, sul tavolo imbandito vi e` anche uno specchio, poiche` lo specchio (motivo ricorrente nell’architettura persiana) riflette l’anima.
L'aspetto che in Italia si fa un po' fatica a recepire del Noruz iraniano è che - un po' come a ferragosto da noi - il capodanno è anche un periodo di vacanza ed è quindi praticamente quasi tutto chiuso. Le vacanze durano per ben 13 giorni. Chi viene per lavoro fatica a trovare interlocutori, gli uffici pubblici chiudono ed anche i giornali non escono. Il lato positivo è che il proverbiale terribile traffico stradale di Teheran scompare e per qualche giorno si può circolare e visitare la città in santa pace.
Sul lavoro, il fatto che il calendario iraniano sia diverso dal nostro crea qualche piccolo problema nelle statistiche annuali, nonche` di traduzione delle date e dei giorni. Visto che l’anno iraniano inizia a marzo, i bilanci annuali riportati nei documenti occidentali risultano a cavallo di due anni. I dati statistici del 1384 persiano, ad esempio, diventano i dati per il 2005/2006 occidentale.
La settimana iraniana infine, non inizia il lunedì, ma il sabato (shanbeh) e si contano poi i giorni successivi numerandoli di seguito sul sabato: domenica? Uno shambeh (yek shambeh). Lunedì? Due shambeh (do shambeh) ecc. - un po' come da noi in Europa fanno i portoghesi - fino al venerdì, il giorno della preghiera che ha un nome suo: jamé. Giorno, mese ed anno nei due calendari quindi non coincidono. Come si fa allora con gli appuntamenti e gli impegni? Facilissimo: basta comperare una qualsiasi agenda iraniana che riporti i due sistemi. Visto che il calendario iraniano è solare come il nostro, la conversione è regolare. Infondo grazie alle agende la conversione è talmente facile che quasi nessuno degli italiani che vivono in Persia sente il bisogno pratico di imparare il calendario iraniano.